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Otranto: Spazio Sacro e Iconografia. Convegno dell’Associazione Pantaleone

L’Associazione Pantaleone per il rinnovamento dell’Arte Cristiana, che opera da Otranto, annuncia il suo Primo Convegno Internazionale di Studi su Spazio Sacro e Iconografia: limiti, Sfide, Responsabilità. Ne presentiamo qui il programma:

Il tema volutamente ampio abbraccia in un unico sguardo arte e architettura in una sorta di panoramica introduttiva tra Oriente e Occidente, e si propone di porre a confronto due distinte interpretazioni dello spazio per il culto cristiano: da un lato le chiese diffusamente ricoperte da immagini che all’interno o all’esterno riflettono lo spirito e lo splendore della liturgia; dall’altro gli spazi celebrativi che soprattutto di recente evocano la trascendenza in modo indiretto, affidandosi al solo talento degli architetti e contenendo il contributo artistico sino al punto di rinunciarvi.

I relatori sono invitati a interrogarsi, nello specifico, sulle modalità secondo cui il corredo iconografico è stato codificato, nel corso dei secoli, nei diversi luoghi e contesti, e sui criteri in base ai quali un’opera d’arte può essere definita necessaria, o al contrario superflua, o appropriata, nello spazio architettonico destinato all’assemblea dei credenti.

Giovedì 3 OTTOBRE
Cattedrale di Otranto – Conferenza Pubblica

Esposizione di Icone – Julia Stankova

h 17,30

Introduzione

Don ENZO VERGINE
Incaricato Diocesano per l’Edilizia di culto e i Beni culturali ecclesiastici

h 18,00

Iconografia e architettura nelle chiese contemporanee: limiti, sfide, responsabilità

Don VALERIO PENNASSO
Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della C.E.I

 

h 19,00

Dibattito

 

Venerdì 4 OTTOBRE
Sala congressi Resort
I Basiliani, Otranto

LE CHIESE NEL MEDIOEVO TRA BELLEZZA E PREGHIERA

Presidenza : Don Enzo Vergine

 

h 9,00

Don ENZO VERGINE
Incaricato Diocesano per l’Edilizia di culto e i Beni culturali ecclesiastici

Arch. MARIA PICCARRETA
Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto

Arch. ROCCO DE MATTEIS
Presidente Ordine Architetti e P.P.C. della Provincia di Lecce

 

h 9,45

l ritrovamento dell’affresco dell’Albero di Jesse (genealogia di Cristo) nella Chiesa di San Vincenzo a Miggiano

Arch. ANTONIO ZUNNO
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto

 

h 10,00

La Chiesa di Santo Stefano a Soleto tra Oriente e Occidente

Dr. GIOVANNI GIANGRECO
Commissione Arte Sacra, Arcidiocesi di Otranto

 

h 10,45

Visoki Dečani: architettura e iconografia celebrano la storia salvifica

Padre ILARION Igùmeno del Monastero di Draganac
Prof.ssa EMANUELA FOGLIADINI Istituto Superiore di Scienze Religiose, Milano

 

h 12,45

Orthodox icons. How Tradition could speak to contemporary people

Dott.ssa JULIA STANKOVA
Iconografa, Sofia

 

h 15,30

RINNOVARE I LUOGHI DI CULTO: FEDELI ALLA TRADIZIONE, APERTI ALLA STORIA

Presidenza : Prof. François Bœspflug

Соловецкий монастырь. Возрождение искусства и монашеской жизни после ГУЛАГа (Il Monastero di Solovki. Revival artistico e monastico dopo il Gulag)

Archimandrita GERMAN Monastero della SS.ma Trinità di Solovki

Quattro memorie del Monastero di Solovki

Padre BENEDETTO Monastero di Visoki Dečani

 

h 16,30

Entre discrétion et retour de visibilité: affirmations symboliques dans les récentes églises françaises

Prof.ssa ISABELLE SAINT-MARTIN
Direttrice di Studi E.P.H.E., Sorbonne

 

h 17,30

Η παράδοση και η δημιουργία – σύγχρονη εκκλησιαστική ζωγραφική στους Σερβους (Tradizione e creazione: la pittura sacra nelle chiese contemporanee serbe)

ANASTASIJE RADOVIĆ
Iconografo, Belgrado

 

 

Sabato 5 OTTOBRE
Sala congressi Resort
I Basiliani, Otranto

Sessione teorico-programmatica

ARTE E ARCHITETTURA AL SERVIZIO DELLA LITURGIA NELLE CHIESE CONTEMPORANEE

Presidenza : Padre Ilarion

 

h 9,30

Les architectures nouvelles entre vide iconographique et décor pensé

Prof. FRANÇOIS BŒSPFLUG Università di Strasburgo

 

h 10,15

Progettare lo spazio sacro: tra memoria e profezia

Arch. GIORGIO DELLA LONGA Consulta Ufficio Liturgico Nazionale C.E.I.

 

h 11,30

Il bello sposa il vero: arte cristiana contemporanea

Don GIULIANO ZANCHI Museo diocesano Adriano Bernareggi, Bergamo

 

h 15,00

Visita guidata alla Chiesa di S. Pietro e al mosaico della Cattedrale

 

Il progamma completo è consultabile nel sito: https://pantaleone.org/indice-programma

 

Di seguto presentiamo alcune citazioni tratte dal documento fondativo del Comitatio Scientifico dell’Associazione Pantaleone:

… Nel vivace dibattito sull’arte e l’architettura per il culto cattolico (un dibattito rispetto al quale, possiamo affermarlo con certezza, l’Italia svolge ormai da anni un ruolo trainante), ciò che maggiormente cattura l’attenzione è il perdurare di tensioni e contrasti all’apparenza inconciliabili: da un lato i detrattori dell’ultima riforma conciliare, dall’altra i suoi sostenitori; da un lato chi propaganda uno sperimentalismo liturgico senza limiti né condizioni, dall’altro i fervidi seguaci di una discutibile idea di Tradizione; da un lato chi spalanca le porte all’arte contemporanea qualunque siano i suoi linguaggi e contenuti, dall’altro chi si ostina nella reiterazione di modelli formali ormai distanti dalla nostra sensibilità e dunque sterili, incapaci di comunicare con l’immutata veemenza che ancora emana da innumerevoli capolavori del passato; da un lato chi si spende per l’agognata unità del popolo cristiano distribuito sino ai quattro angoli della terra, dall’altro chi si irrigidisce nella sottolineatura di ciò che divide a discapito di ciò che avvicina. Il medesimo scenario sembra spesso caratterizzare non solo il generale approccio alla fede, che raduna da un lato nichilisti e agnostici e dall’altro convinti fondamentalisti, ma anche lo stesso panorama dell’arte e dell’architettura religiosa contemporanea (non dissimile, del resto, da quello della produzione architettonica tout court), che propone edifici spettacolari o al contrario privi di ogni distintivo elemento identitario: una sorta di incontrollato oscillare tra opposti estremi che mai raggiunge il giusto punto di equilibrio, e che forse nasconde un fondo di incertezza, l’inconfessato timore di non saper più riconoscere la Verità dai suoi frutti, e di non essere in grado incarnarla nel vivo presente.

A ben guardare, messe da parte alcune oggettive e irriducibili differenze di vedute, il perdurare dei contrasti sembra alimentato da pochi ma fatali equivoci, tra i quali la facile confusione tra storicismo e Tradizione, tra gusto e Bellezza, tra gratuità e novità, o tra allegoria e simbolo. Ciò che spesso accentua attriti e divisioni è invece una sorta di progressivo disimpegno dall’ascolto e dalla dialettica, la diffusa tendenza a ritenersi già padroni di una verità che null’altro ha da domandarsi e da scoprire, e che mal sopporta il pensiero altrui laddove legittimamente distinto e distante: una condotta che talvolta sconfina nel giudizio affrettato, nel commento inopportuno, e inevitabilmente complica i rapporti, smorza la curiosità e finisce con l’inibire ogni autentico slancio inventivo. Accade persino che la liturgia, luogo in cui riconoscersi fratelli e figli dello stesso Padre, divenga paradossalmente terreno di aspre contese, nonostante la storia che abbiamo alle spalle debba la sua ricchezza, pur nella piena fedeltà a Cristo, proprio alla felice convivenza di espressioni e sensibilità molteplici e variegate.

… Lasciato alle spalle il traguardo dei cinquant’anni dall’ultima riforma, e superata la facile scorciatoia delle generalizzazioni, si propone dunque di entrare nello specifico della materia liturgica e delle espressioni artistiche e architettoniche ad essa connesse, interrogandosi sui risultati conseguiti come pure sui possibili azzardi, le smagliature, le incertezze e i ritardi che hanno caratterizzato la ricezione della preziosa eredità conciliare. Se infatti non vi è dubbio che alcuni di quegli orientamenti debbano ancora essere pienamente assimilati, è assai probabile che altri debbano invece essere già riesaminati alla luce dei mutamenti sociali e culturali di recente intercorsi. Per tratteggiare il perimetro della questione può risultare sufficiente, concentrato ad esempio lo sguardo sull’esperienza architettonica, far cenno a pochi temi sensibili: l’abbandono forse precipitoso della geometria cruciforme nella progettazione dei luoghi di culto; gli innumerevoli adeguamenti liturgici affrettati, parziali e inutilmente distruttivi; la repentina virata verso un aniconismo talvolta estremo e non privo di conseguenze, cui fa da contrappunto un’incondizionata apertura all’arte contemporanea persino laddove strutturalmente distante dal pensiero della Chiesa e maldisposta a veicolarne il messaggio di Amore e di salvezza; il progressivo e positivo affermarsi di un lessico minimalista convincente ma talvolta figlio di un’oggettiva carenza di pensiero più che di una meditata riconduzione del complesso all’essenziale; la semplicistica interpretazione del principio della actuosa participatio, troppo spesso ridotta a mera questione di prossimità tra fedeli e altare e unità dello spazio liturgico; la frequente omologazione dell’edificio di culto all’architettura civile, con conseguente abbandono di ogni segno distintivo, di ogni afflato espressivo e di ogni aspirazione a quell’aura monumentale che nulla ha a che fare con la soverchiante magniloquenza; il dilagare di un funzionalismo pauperista inteso quale esito inevitabile della sacrosanta esortazione a una maggiore sobrietà; o ancora la graduale rinuncia a quelle articolazioni spaziali in forma di cappelle, ambulacri, colonnati e narteci che forse proprio oggi, nel contesto di una società multiculturale e secolarizzata, tornerebbero utili per accogliere chi, pur lontano dalla Chiesa, è in cerca di Dio e di luoghi raccolti in cui potersi trattenere senza essere forzosamente coinvolto entro dinamiche comunitarie espressamente confessionali.

Volendo estrapolare una prima sommaria conclusione, potremmo osservare che abbiamo scelto, complici un nutrito insieme di concause, la soluzione più agevole: è assai più semplice distruggere che conservare l’essenziale eliminandone le scorie (M.M. Davy). Ed è proprio da tale assunto, forse, che occorre ripartire. La lucida consapevolezza dei progressi maturati negli ultimi decenni di cammino, come all’opposto la piena coscienza dei ripetuti passi falsi, non vanno intesi quale sguardo ammiccante rivolto ai sostenitori dell’una o dell’altra corrente di pensiero, ma più semplicemente come volontà di far tesoro degli errori non meno che delle consolidate acquisizioni, così da trarne concreti insegnamenti con cui procedere spediti verso la meta.

Il tempo in cui le certezze sembrano vacillare è tempo giusto, e in potenza fecondo, per tornare a mettere a fuoco l’essenziale, e dunque rieducarsi a riconoscere, nel fervido fluire di quel che legittimamente muta e si trasforma, la nobile semplicità di ciò che permane attraverso i secoli, e che è sostanza della liturgia come dell’arte. Per questo ci è subito apparsa convincente, come icona dei nostri incontri che ci auguriamo possano godere di lunga vita, quella antichissima dell’arca, a significare proprio la comune volontà di fermarsi a riflettere sui fondamenti della fede, per riappropriarcene e portarli in salvo: Colligite quae superaverunt fragmenta, ne quid pereant, ricorda il Vangelo di Giovanni (Gv 6, 12). L’arca è infatti la Chiesa e la Chiesa siamo noi, uomini in carne ed ossa i cui pensieri e le cui azioni rendono viva la Tradizione: non una polverosa eredità da custodire intatta come fosse manufatto da museo, ma una memoria che è già futuro, il sangue stesso che scorre nelle nostre vene, e che trattiene l’impronta delle generazioni che ci hanno preceduto e di quelle che verranno.

 

 

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