Non è stata una semplice presentazione dei progetti in corso o futuri nella Diocesi di Locri Gerace: il Convegno L’edilizia di culto, dal progetto al restauro, che ha avuto luogo nel salone pastorale del Centro pastorale diocesano, accanto alla Cattedrale, è stato un momento di incontro che ha visto partecipi gli esponenti di tutte le parti della comunità, nelle sue componenti laica ed ecclesiastica: architetti, ingegneri, tecnici, amministratori locali, esponenti dello Stato, cittadini, aziende, sacerdoti, la Curia…
Perché le chiese, nuove o antiche che siano, esprimono il cuore vero e profondo della società e ne raccolgono tutte le articolazioni. L’occasione è stata la proclamazione del vincitore e dei segnalati nel Concorso per l’edificazione del nuovo edificio per la parrocchia di San Biagio, che sarà dedicato a San Giovanni Bosco: la prima chiesa che si costruisce ex novo in città da quasi un secolo a questa parte.
Proprio in virtù di questo corale e attivo coinvolgimento, i saluti delle Autorità susseguitisi in apertura del convegno hanno rappresentato un po’ il muovere il primo passo di una nuova avventura ampiamente partecipata.
Il vescovo, Mons. Francesco Oliva, ha spiegato quanto sia arduo per la comunità locrese trovare i mezzi economici per costruire e mantenere gli edifici per il culto: «Questo rende tanto più importante la partecipazione delle istituzioni a queste opere che coinvolgono tutta la comunità, la sua storia e il suo presente». E cittadini e fedeli sono per parte loro impegnati a far sì che la nuova chiesa, così come le tante chiese storiche quali la chiesa madre di Stilo, si mantengano sempre vive.
Maurizio Ianeri, viceprefetto responsabile della Commissione straordinaria del Comune di Stilo, ha ricordato che grazie alla disponibilità della Diocesi e del Segretariato regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) si è raggiunta un’intesa che consentirà di completare il restauro della Chiesa Matrice di Stilo. «Punteremo alla valorizzazione di tutti i monumenti di Stilo. Perché non c’è prospettiva di legalità senza prospettiva di sviluppo e i luoghi di rilevanza culturale devono crescere proprio grazie alla rivalutazione della cultura e del turismo».
Salvatore Patamia, direttore del Segretariato del MiBACT in Calabria ha rievocato la ricchezza del patrimonio storico artistico della regione e ribadito l’impegno alla sua valorizzazione.
Mentre il Sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, ha evidenziato come impegno civile, culturale e religioso vadano strettamente assieme: «Le chiese, nuove e antiche, appartengono al patrimonio comune della città, che con esse matura una sempre più profonda coscienza civica».
E Salvatore Vermiglio, Presidente dell’Ordine Architetti PPC di Reggio Calabria, ha evidenziato come la Chiesa con i suoi concorsi di progettazione contribuisca a un efficace dialogo col mondo dell’arte e della progettazione: «Il concorso tra l’altro permette anche ai giovani professionisti di esprimersi e farsi conoscere, garantendo la qualità finale del progetto e pertanto dell’estetica della città contemporanea».
Don Valerio Pennasso, responsabile dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto della Conferenza Episcopale Italiana, ha ricordato quante siano le giovani famiglie che popolano la parrocchia cui la nuova chiesa è destinata e ha notato l’alta qualità dei progetti partecipanti al concorso.
Nell’aprire il convegno, Leonardo Servadio ha riassunto il modo in cui si è evoluta l’architettura delle chiese a partire dal secondo dopoguerra, quando, ancor prima del Concilio, già si respirava un’aria nuova e accanto alle edificazioni “in stile” cominciavano a susseguirsi, nelle espansioni urbane, realizzazioni firmate dai grandi maestri dell’epoca quali Giovanni Michelucci e Gio Ponti, che segnano momenti fondanti e caratterizzanti per la città contemporanea. Più recentemente, in particolare dal tempo dell’iniziativa “50 Chiese per Roma 2000” degli anni ’90, volta a dotare le borgate romane di chiese dotate di nuova dignità, la Chiesa ha scelto di percorrere la via del concorso di progettazione. E a partire dal 1998, con i “Progetti pilota” e la loro successiva evoluzione, ha permesso che le chiese fosse sempre di più opera di qualità pur nei linguaggi contemporanei, e sempre di più opera corale.
Quindi Don Fabrizio Cotardo, responsabile dell’Ufficio beni culturali della Diocesi, ha affrontato le premesse teologiche sulle quali si fonda la chiesa edificio. «Questa è realtà viva, e si evolve. Ecco che nel progettare una nuova chiesa dobbiamo da un lato cercare di rendere visibile l’invisibile, e dall’altro offrire uno spazio che al meglio ospiti la liturgia viva, attuale, partecipata». Cotardo ha rievocato l’evoluzione storica delle edificazioni, dal medio evo a oggi, ricordando l’importanza della luce quale elemento dal forte valore simbolico, dalle vetrate gotiche a quelle contemporanee, come quelle delle chiesa di S. Antonio a Basilea, intese a dar luce nella notte, all’esterno e all’intorno, così da da rendere la chiesa vicina alla città, colorandola con la propria presenza, latrice di speranza, quale luogo che rappresenta la nuova alleanza.
Don Valerio Pennasso ha rievocato la Laudato Si’ di papa Francesco per riprendere l’idea che i luoghi sono la base dell’identità comune. E di come la qualità della presenza della parrocchia nella città consista anche nel portare un messaggio di bellezza nello spazio urbano. Ma perché vi sia bellezza occorre che le persone si prendano cura dell’edificio, nella corresponsabilità: di qui la necessità che i progetti siano condivisi. Proprio da questo desiderio nascono ,a partire dal 2012, i “percorsi diocesani” che implicano un coinvolgimento diretto delle comunità parrocchiali sin dall’inizio nella discussione di come potrà sorgere la loro nuova chiesa. E di qui anche la loro evoluzione nella prospettiva dei CLI Lab, cioè dei laboratori sorti come parte dei Convegni Liturgici Internazionali del monastero di Bose, che hanno visto coinvolti giovani di diversa specializzazione, in campo teologico, architettonico, artistico, filosofico, sociologico, per stimolare un più approfondito dialogo nelle comunità che desiderano dotarsi di nuovi edifici per il culto.
È seguita la premiazione del vincitore del Concorso svoltosi a Locri: il progetto del gruppo coordinato dall’architetto Filippo Pambianco con la partecipazione degli architetti Alessandro Pretolani e Giovanni Artuso, dell’artista Leonardo Lucchi e del liturgista Don Ugo Facchini. Quindi sono stati consegnati i premi ai due progetti segnalati, quello del gruppo coordinato dall’architetto Francesco Gatti e composto dall’architetto Giuseppe Conti, dall’artista Lois Anvidalfarei e dal liturgista p. Jordi Augustí Piqué, e quello del gruppo coordinato dall’arch. Francesco Lipari e composto da Paolo Cresci, dagli artisti Davide Holz e Cinzia Papucci, e dal liturgista Luciano Calabrese.
Si è aperta quindi l’esposizione di tutti i progetti partecipanti, nel salone del Seminario diocesano.
La sessione pomeridiana dell’incontro, dedicata agli interventi di adeguamento e restauro, è stata aperta dal restauratore Giuseppe Mantella che ha discusso il ricorrente problema della variazione dei costi tra preventivo e attuazione: variazione che tanto è maggiore quanto maggiore è il tempo nel quale si protraggono le opere. Per sanare tale problema, ha notata Mantella, cruciale è la preparazione del restauratore, figura fondamentale anche per la buona riuscita del dialogo tra Committente e Soprintendenze.
Quindi il liturgista Don Nicola Commisso ha ricordato come le chiese non possano mai essere trattate come monumenti poiché, recenti o antiche che siano, sempre ospitano il rito di una comunità viva. E la riforma liturgica stabilita dal Concilio Vaticano II è quella di maggiore rilevanza nel corso di tutta la storia della Chiesa occidentale. In tale contesto gli adeguamenti liturgici sono fondamentali, tanto più dato che lo spazio della chiesa nasce proprio dalla celebrazione che vi avviene, alla quale tutto il resto (le opere artistiche, la conformazione dello spazio stesso) è subordinato. Fermo restando che ogni chiesa è un caso a sé, che necessita approfonditi studi ad hoc, vi sono dei principi guida che ispirano i luoghi liturgici e le relazione che si stabilisce tra loro nella trama di percorsi processionali da cui sono uniti, indicati in diversi documenti magisteriali, tra i quali la Nota pastorale sull’Adeguamento delle Chiese del 1996. E l’adeguamento riguarda lo spazio architettonico così come la presenza in esso di opere artistiche, che sempre e comunque si riferiscono all’azione liturgica. In assenza di adeguamento, viene messa a repentaglio la destinazione d’uso delle chiese, poiché queste sono esclusivamente dedicate al culto, come peraltro sancito dagli accordi intercorsi tra Chiesa e Stato italiano. Di qui non solo la necessità, ma la prevalenza dell’adeguamento rispetto alla conservazione degli edifici.
L’opera di restauro della Cattedrale di Locri, chiesa edificata a metà degli anni Trenta del secolo scorso in calcestruzzo armato e bisognosa di diversi interventi di conservazione, è stata al centro di diverse presentazioni:
Alessandro Silvestri, della Keim Farben Spa, storica azienda tedesca che opera nel campo della produzione delle pitture ha mostrato quanto rilevante sia l’azione delle industrie, che non va inquadrata solo entro l’aspetto commerciale, ma anche sotto il profilo tecnologico e la capacità operativa. La durabilità delle pitture – ha notato Silvestri – è conseguenza della qualità della loro preparazione, che deriva dalla mescolanza di leganti, pigmenti e additivi (battericidi, addensanti, ecc.). Le pitture possono essere di origine organica e inorganica: queste ultime, a base di calce e silicati sono le più antiche e in particolare il fondatore dell’azienda, Adolf W. Klein, a metà del XIX secolo brevettò pitture a base di silicati che tutt’ora offrono eccellenti prestazioni di durablità in esterni, senza dar luogo a esfoliazioni.
Gianluca Ussia, di Fibre Net Srl ha spiegato quanto sia importante che le aziende investano in Ricerca & Sviluppo, e ha mostrato come operando con supporti a base di fibra di vetro o fibra di carbonio e calce si possano ottenere superfici coprenti protettive di minimo spessore e massa ma adatte alla conservazione delle murature.
L’architetto Luigi Scaramuzzino ha rievocato la storia della chiesa divenuta cattedrale di Locri, che già a metà degli anni Sessanta fu parzialmente restaurata. Un ulteriore intervento conservativo si è reso ultimamente necessario tra l’altro a seguito del cattivo stato di conservazione dei cornicioni.
Indagini geologiche e strutturali hanno suggerito di intraprendere una più vasta opera di consolidamento strutturale, in particolare in funzione di prevenzione di eventi sismici: per questo alla base di pilastri e colonne si inseriranno opportuni spesso isolanti.
A conclusione dell’incontro l’architetto Maria Reggio, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria ha riferito sui lavori incorso nella Chiesa Matrice di Stilo. Questa, eretta sul sito di un tempio pagano, risale all’XI secolo e i lavori di restauro hanno portato alla luce diversi elementi di grande pregio, che rendono conto della peculiarità dell’edificio, quali per esempio lo stretto cunicolo che origina dal piano superiore della chiesa, o il ciclo pittorico messo alla luce sotto il piano pavimentale. Sono aspetti che fanno di questa chiesa un esempio unico di edificio il cui spazio interno è totalmente affrescato.
Un’altra tra le tante particolarità che fanno del territorio della Locride un sito denso di meraviglie, da meglio conoscere e valorizzare.