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Rodolfo Papa. Pillole di storia dell’arte alla luce della fede

Una serie televisiva fa luce sui rapporti tra arte e fede

Il più grande illustratore statunitense del ‘900. Ma non meno artista creativo e in quanto tale iniziatore della pop art e dell’iperrealismo. Così Rodolfo Papa presenta Norman Rockwell, in particolare rievocando la serie di quattro tavole chiamate Freedom from Want composte nel 1943 dando forma ai quattro punti indicati da F.D. Roosevelt nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 1941: libertà di parola, libertà di religione, libertà dal bisogno, libertà dalla paura (che comportava l’idea di un mondo senza più armamenti che minacciano conflitti). Si potrebbe dire, un manifesto della civiltà occidentale contrapposta alle tirannidi che funestavano il mondo con la loro oppressione, la guerra, il genocidio.

Libertà di fede. Norman Rockwell – U.S. National Archives and Records Administration, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16925975

I dipinti di Rockwell furono riprodotti in stampe e venduti per sostenere l’intervento statunitense, decisivo per fermare l’avanzata nazista. Rodolfo Papa evidenzia come quelle pitture raffigurassero scene domestiche – i genitori che mettono a letto il bambino, la famiglia riunita attorno al tavolo per la festa di Thanksgiving – e riferite a realtà dei villaggi di campagna più che delle convulse metropoli. Quindi individui, persone unite nella trama degli affetti che intessono la vita quotidiana, a differenza delle figurazioni dominanti nella propaganda del campo opposto in cui il nazismo rappresenta le masse mosse in varia formazione come strumenti nelle mani del dittatore.

La puntata su Rockwell è una delle più recenti della serie “Iconologie quotidiane” proposte dalla Rai in cui Rodolfo Papa si esercita nell’arte di raccontare, come fossero didascalie parlate nel giro di meno di 5 minuti, aspetti particolari di numerosi artisti e di alcune delle loro opere più rappresentative.

Le opere sono viste nel loro portato simbolico, un aspetto questo che oggi perlopiù sfugge ma nel medioevo era ben presente ed efficace, sullo sfondo del contesto storico e sociale, e come manifestazione dell’animo del singolo artista, intrise della cultura da cui la sua personalità era formata.

E da un punto di vista capace di cogliere gli aspetti più veri e propri, delle opere e delle persone, che in quanto tali non sono mai staccati dall’aspetto spirituale e religioso che inevitabilmente coinvolge tutti, e in tutte le loro manifestazioni.

Per cui, restando in ambito americano, ecco dunque Andy Warhol con le sue Brillo box del 1964: sembrano scatoloni per contenere i saponi ma in realtà sono volumi di legno sulle cui facce sono riprodotti i marchi commerciali. L’arte si ritrova nell’uso della similitudine, non della riproduzione identica e l’aspetto simbolico nella ripetizione che riconduce al concetto di eguaglianza diffusa: assieme questi aspetti divengono un inno al consumismo, che è da intendersi come una religione contemporanea.

Non è un’esaltazione di Warhol e delle sue proposte, ma neppure un’esplicita critica: è un’efficace e sintetica rappresentazione del suo messaggio fondamentale.

Un lavoro veramente singolare questo di Rodolfo Papa: gli riesce di essere attento ed efficace critico e storico dell’arte, pur essendo egli anche artista. Un caso più unico che raro: usualmente, o si è artisti, o critici e storici. Papa invece riesce con assoluta equanimità e inconsueto intuito – nonché con felice capacità di sintesi – a parlare con serenità e profondità dei suoi colleghi artisti, contemporanei e del grande passato.

Soprattutto, in realtà, quelli del grande passato e visti proprio secondo angolature particolarmente rilevanti sul piano artistico e religioso. Come spiega lo stesso Papa: “Presento opere di tutti i tempi, dalla preistoria ai nostri giorni. Evidenziando la relazione tra la visione del mondo, ovvero la religione, degli autori e le forme artistiche scelte per esprimerle. Così di Kandinsky evidenzio il rapporto tra la teosofia e il suo modo di esprimersi, di Itten il suo rapporto col mazdeismo, dei più antichi facitori la relazione con le prime religioni animiste. E naturalmente della grande storia dell’arte occidentale, la radice cristiana”.

Ecco dunque Piero della Francesca che incorona il Polittico di Sant’Antonio (1460/70) con l’Annunciazione inframmezzata dalla lunga fila di un duplice colonnato a rappresentare il vuoto nel quale si attende la nascita di Cristo (v. sotto il titolo la riproduzione del particolare); Rembrandt che nel Bue macellato (1655) riprende un taglio di luce simile a quello della Deposizione dalla croce, a rendere la drammaticità del momento e il senso dell’offerta volta ad aprire la via di salvezza; Dürer che in Il Cavaliere la morte e il diavolo (1513) allinea con evidente simbolismo la pochezza degli ultimi due rispetto alla forza che promana dalla fede del primo; Dante Gabriele Rossetti che in Ecce Ancilla Domini (1850) dà una visione strettamente a lui contemporanea della Madonna nel momento in cui sosta un poco nel tessere, in questo modo riprendendo la tradizione come per esempio interpretata da Zurbarán nella Vergine Bambina in adorazione (1658-1660); Dalí che nella Madonna di Port Lligat (1950) ritrova i simboli della conchiglia e dell’uovo che campeggiano nella Pala di Brera di Piero della Francesca; Le Corbusier che nella cappella di Ronchamp (metà anni ‘50) si rifà agli antichi dolmen e ai preistorici tempi solari…

Piero della Francesca, “Pala di Brera” (particolare). Screenshot da foto di Pinacoteca di Brera, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=156305

Sono pillole di storia dell’arte e focalizzano aspetti cruciali che a volte magari sfuggono. Tanti messaggi che messi tutti in fila permettono di rivedere l’arte come un cammino di scoperta, punteggiato dai passi sul cammino della fede.

Sinora la RAI ha presentato undici serie di puntate e altre ne seguiranno. Com’è indicato nella presentazione della più recente di queste serie:

Dai misteriosi reperti del Neolitico di Göbekli Tepe, in Turchia, alle origini dell’iperrealismo americano, passando per l’architettura carolingia, una rilettura dell’arte bizantina, un Leonardo enigmatico, gli affreschi di Andre Sacchi e il divisionismo di Pellizza da Volpedo: è un viaggio nell’arte e nelle sue espressioni meno conosciute, ma affascinanti quello che Rodolfo Papa propone .Le puntate sono tutte visibili in Raiplay

( https://www.raiplay.it/programmi/iconologiequotidiane )

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