HomeLO SPAZIO SACROLa compattezza per la completezza. San Giuseppe Lavoratore a Pisticci

La compattezza per la completezza. San Giuseppe Lavoratore a Pisticci

Il Complesso parrocchiale San Giuseppe Lavoratore a Pisticci (MT).
Progetto di Renato D’Onofrio, architetto

 

La situazione precedente

Il nuovo complesso nell’ex quartiere residenziale dell’ANIC (gruppo SNAM), sostituisce quello precedente costituito da due fabbricati di forma planimetrica rettangolare posti a formare una “L”; uno di essi era la chiesa mentre l’altro, nato come cinema del quartiere, ha funzionato come salone parrocchiale. Realizzato qualche anno dopo il quartiere, il complesso risaliva al periodo 1966 – ‘69; all’inizio si trattava di una cappella aziendale che dopo qualche anno è diventata parrocchia. I fabbricati, sostanzialmente capannoni simili a quelli per le attività produttive, non rivelavano l’attività cultuale che si svolgeva all’interno. Le pessime condizioni statiche e locative dei fabbricati sono alla base della scelta dell’Arcidiocesi di Matera – Irsina di demolirli per costruire il nuovo complesso.

Fino al 1990 la parrocchia è stata amministrata dai padri Gesuiti coadiuvati, fino al 1985, dalle suore Discepole di Gesù Eucaristico le quali, inoltre, insegnavano nelle scuole materna ed elementare del quartiere.

Il nuovo complesso parrocchiale

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Planivolumetrico

Collegati da un porticato, i fabbricati di chiesa e locali parrocchiali confermano la giacitura delle due strade ortogonali (viale Mattei e via Ravenna) e il sistema insediativo ricorrente.

Chiesa

Procedendo dall’interno all’esterno, la chiesa è un corpo di fabbrica con pianta semicircolare seguita da un rettangolo e da un triangolo; la geometria, intesa come mezzo e non come fine, ha consentito l’inserimento del complesso nel lotto evitando di invadere l’area a prato più di quanto non fosse strettamente necessario.

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Rendering da sud

La presenza di uno slargo molto stretto, ha portato a un nartece a pianta triangolare sulla cui ipotenusa è stato “adagiato” il rettangolo; qui è il vestibolo alla cui sinistra sono il confessionale e la sacrestia, mentre a destra sono l’ufficio e la scala per la galleria superiore, sorta di estensione dell’aula liturgica.

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La pianta del complesso nuovo

L’innesto del camminamento porticato al nartece aumenta il fronte sul sagrato da cui si coglie l’aula in prospettiva accidentale, utile a renderla riconoscibile dalla strada.

Evidentemente intesa come il luogo più importante del gruppo, in alzato l’aula liturgica ha la forma di un semicilindro che, emergendo, si distingue da tutti gli altri volumi. Alla riconoscibilità, soprattutto per coloro che giungono da viale Mattei, contribuiscono le 72 finestre poste su cinque filari orizzontali in maniera asimmetrica: il gruppo numeroso e regolare al centro, corrisponde al presbiterio.

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Vista esterna da nord
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Vista esterna da ovest

Altro elemento riconoscibile è la cella campanaria collocata lungo il fronte di via Ravenna, laddove il porticato interseca il fabbricato della chiesa.

L’impianto liturgico vede i fuochi disposti secondo una prossemica ricorrente: l’altare al centro del presbiterio, l’ambone a sinistra dei fedeli e proiettato in avanti, la sede a destra; appena fuori il presbiterio, l’area battesimale a destra e la custodia eucaristica a sinistra dei fedeli. Il coro è nei pressi del fonte tra i banchi dei fedeli.

La forma semicircolare dell’aula che per esigenze dettate dalle gerarchie urbane, è costretta a tenere il presbiterio a sud e l’ingresso a nord, favorisce la distribuzione dell’assemblea intorno all’altare e consente un’illuminazione sensibilmente cangiante nell’arco della giornata. L’orientamento, in qualche modo obbligato e certamente non ideale per una chiesa, è stato stimolante per progettare l’aula come “organismo di luce”: grazie alle 72 finestre sul muro curvo, entra luce dall’alba al tramonto, ottenendo effetti variabili per intensità ed effetti cromatici. Pertanto, la luce è stata considerata elemento sostanziale della progettazione architettonica. Il vestibolo immette nell’aula attraverso una porta centrale e due porte laterali, tutte in legno di Rovere naturale e vetro. L’aula ospita 160 posti in basso e 75 in alto.

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Il volume semicircolare della chiesa con le molteplici finestre quadrate

All’innesto con l’avancorpo della galleria, in aula sono state ricavate due postazioni per l’installazione di altrettante statue, quelle di San Giuseppe e della Madonna.

Il pavimento è in grès e il controsoffitto è in cartongesso con lunghe luci led incassate.

I fuochi liturgici

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Il presbiterio con il fonte in primo piano e la custodia eucaristica sul fondo

L’altare consta di due elementi tra loro innestati: la parte superiore, il tavolo del convito pasquale, emerge dall’elemento inferiore pensato come ara sacrificale per evocare il sacrificio di Gesù. Mentre le parti inferiore e superiore sono in pietra Mazzaro di Gravina, l’elemento di trait d’union è in Travertino Giallo Persiano.

L’ambone è stato realizzato con un proprio spazio interno definito da una parete ad andamento parabolico e fessure passanti di lunghezze diverse. La volontà di evocare il “sepolcro vuoto” ha portato a pensare a un “luogo” segnato da ridondanti fenditure nella massa materica quale metafora della potenza divina all’atto della Resurrezione.

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Ambone, in rapporto all’altare.

In Mazzaro di Gravina, l’ambone ha leggio in policarbonato trasparente formato a parabola; la trasparenza fa si che l’evangelario sembri sospeso nell’aria.

La sede di colui che opera in Persona Christi emerge senza retorica dalla boiserie della parete di fondo e si distingue dalle due sedute laterali grazie alla spalliera e ai braccioli.

Il fonte battesimale è un cilindro cavo in pietra Crema Anatolia, caratterizzato in basso da solchi a raffigurare le onde tempestose di un mare agitato, mentre in alto presenta solchi raffiguranti onde ordinate e chete; le prime sono la metafora di coloro che vivono senza il battesimo mentre le seconde rappresentano la serenità d’animo di coloro che vivono nella grazia.

Il Santissimo Sacramento è custodito in una sorta di gran monolite in Travertino Romano chiaro che sembra emergere dal muro della chiesa.

Il confessionale è tra vestibolo e aula liturgica per sottolineare la necessità di riconciliarsi prima di entrare in chiesa; all’esterno si riconosce grazie alla finestra circolare a sinistra dell’ingresso.

Le opere d’arte

Via Crucis

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Bozzetto della Via Crucis

Opera della maestra Marisa Gullotta, la via Crucis occupa la parete che fronteggia il muro concavo dell’aula. L’impianto è classico: 14 bassorilievi di argilla smaltata in bianco avorio su altrettanti pannelli di Rovere naturale e sbiancato. Il linguaggio della Gullotta, non nuova a questo tema, è ascrivibile ad un realismo di cultura novecentesca espresso con tratti rapidi e decisi. Disposte da est a ovest, le formelle ricevono la luce da ogni angolazione, a volte in maniera radente, a volte in maniera frontale.

La porta

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Bozzetto della porta

Anziché celebrare il santo ricorrendo alla classica agiografia, insieme alla maestra Gullotta si è deciso di rappresentare i lavori e quindi i lavoratori di cui san Giuseppe è protettore. In particolare, sono state rappresentate le attività umane svolte nel territorio della parrocchia, da quelle agro – pastorali a quelle artigianali e industriali, queste ultime a testimonianza del primo insediamento manifatturiero giunto in val Basento negli anni ‘60.

Il Crocefisso

Con analogo linguaggio dei bassorilievi, il Crocefisso a grandezza naturale è in ceramica smaltata di colore bianco avorio; su una croce di legno, campeggia sulla parete concava tra le finestre del presbiterio.

Locali di ministero pastorale e casa canonica

Collegato alla chiesa dal porticato, l’edificio dei locali parrocchiali è a “blocco” con forma planimetrica rettangolare e giacitura parallela a viale Mattei, la principale strada di accesso al quartiere; al piano terra sono le aule per il catechismo, mentre al piano superiore è la sala polivalente aperta sul paesaggio grazie alle grandi vetrate laterali e a quelle del corpo aggettante.

La casa canonica appartiene al medesimo blocco di cui definisce il fronte nord-ovest.

Cappella mariana all’aperto

In continuità con il fabbricato, a sud – est è la cappella all’aperto dedicata alla Vergine Madre dove, tra gli Ulivi esistenti, si celebra la Santa Messa feriale durante i mesi estivi.

Il presbiterio, l’unico luogo coperto dalla struttura a sbalzo del salone, è caratterizzato da elementi in Mazzaro di Gravina.

Il luogo, adibito anche al catechismo, è immerso nell’area verde tra Ulivi, Pini e un prato su cui si prevedono poche piante della Macchia Mediterranea.

Il simbolismo

Oltre all’esigenza primaria di ottenere un “organismo di luce”, le numerose finestre dell’aula e quelle a nastro di sacrestia e galleria, richiamano quelle ricorrenti nei fabbricati industriali. La volontà di trasferire in un edificio cultuale una certa fisionomia degli edifici di produzione senza forzature fuorvianti, è stata una scommessa giocata sin dalle prime edizioni progettuali. Anche la cella campanaria, riconoscibile come tale, rimanda al “mondo” industriale sia per la forma che per i materiali metallici impiegati. La scommessa è stata affrontata per due ragioni: la prima è dovuta al fatto che la chiesa è dedicata al santo protettore dei lavoratori, la seconda deriva dalla posizione in val Basento, territorio in cui è sorto il primo nucleo industriale di Basilicata ai tempi di Enrico Mattei.

Il TAU al centro del nartece che segna l’ingresso e diventa il fondale dello slargo – sagrato, contribuisce alla riconoscibilità dell’edificio cultuale.

Con la guida dell’Ufficio Tecnico Diocesano diretto da don Michele Leone, il progetto è stato iniziato con Monsignore Antonio Celiberti, mentre le opere hanno avuto inizio con Monsignore Salvatore Ligorio e completate con Monsignore Antonio Giuseppe Caiazzo che il 1° Dicembre 2017 ha celebrato la santa messa di dedicazione.

Architetto Renato D’Onofrio

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Hanno partecipato alla progettazione:

– Architetto Renato D’Onofrio – Rilievi, Progetto Architettonico, Progetto Liturgico, Arredi e Impianto Illuminotecnico

– Ingegnere Raffaele Marra – Collaborazione al Progetto Architettonico

– Geometra Giovanbattista Castellucci – Collaborazione al Progetto Architettonico

– Ingegnere Dario De Luca e Ingegnere Angelo Vaccaro – Progettazione Strutturale

– Ingegnere Antonio Rondinone – Impianto Elettrotecnico

– Biagio Montesano – Impianto Termotecnico

– Maestra Marisa Gullotta – Opere artistiche

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