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San Michele Arcangelo a Bagnacavallo. La limpidezza dell’adeguamento liturgico

A sessant’anni dalla conclusione del Concilio, ancora vengono compiute opere di adeguamento liturgico. Sono interventi intesi a dare una forma aggioranta a chiese nelle quali l’ambiente liturgico è già stato variamente adeguato. Ma, se nel primo periodo seguito al Concilio si poteva ravvisare il desiderio di attenersi sul piano per così dire, funzionale, alla riforma liturgica, oggi, sulla base della lunga esperienza maturata, si trovano esempi come questo, completato su progetto di Giorgio Gualdrini, Andrea Gualdrini e Marco Tassinari nella chiesa di San Michele Arcangelo a Bagnacavallo (Ravenna), in cui si ravvisa un esemplare equilibrio tra edificio storico – la tradizione – e i modi nei quali si esprime la liturgia oggi – l’attualità.

La preoccupazione di carattere funzionale lascia ora il posto alla capacità di definire l’ambiente liturgico secondo una sensibilità di alto valore estetico, che pertanto lo dota anche di grande impatto comunicativo.

Il valore estetico dell’intervento sulla situazione liturgica rende ragione di espressioni variamente usate per descriverlo, quali: “spazo indicibile”, “spazio eloquente”. Di per sé ossimoriche, tali aggettivazioni esprimono il contenuto intrinsecamente poetico dello spazio liturgico: luogo atto a ospitare l’azione ma, allo stesso tempo, a rimemorarla pur al di fuori dei momenti in cui essa avviene. Attraverso la gerachia dei luoghi, la luminosità che li riveste, la loro intrinseca capacità di essere segno e simbolo.

Facciata della chiesa San Michele Arcangelo di Bagnacavallo. Questa, come tutte le altre imamgini, sono riprese dalla broghure “LA PIETRA FERITA
L’adeguamento liturgico del presbiterio della collegiata
di san Michele Arcangelo a Bagnacavallo” (Carta Bianca Eidtore).

La chiesa di San Michele Arcangelo, originata nel basso Medioevo, nelle forme architettoniche attuali è il risultato di diverse opere susseguitesi tra i secoli XV e XVII. Lo spazio liturgico in quanto tale è stato variamente rivisto più volte già dalla prima epoca post-tridentina.

La situazione precedente all’intervento attuale presentava poli liturgici in legno, a dimostare il dubbio che li accompagnava: erano elementi poggiati sul presbiterio, amovibili, mutabili.

La situazione del presbiterio prima dell’attuale intervento di adeguamento.
Il presbiterio di san Michele di Bagnacavallo prima dell’adeguamento liturgico del 2025
1. Altare in legno (anni ‘70 del XX sec.); 2. Predella in legno (anni ‘70 del XX sec.); 3. Am
bone in legno (anno 2000); 4. Seggio del presidente in legno; 5. Sedili in legno; 6. Altare maggiore (1799); 7. Ancona di Bartolomeo Ramenghi (1525 circa); 8. Organo a canne (secc. XVIII-XX).

Anche l’intervento attuale è compiuto nel rispetto dell’esistente. Ma è realizzato con una sapienza che lo strappa alla condizione di conclamata provvisorietà.

Altare, ambone e sede occupano le medesime posizioni dei poli preesistenti. Ma presentano un volto totalmente differente (v. la foto di copertina). A partire dalla consistenza materiale: il travertino noce presenta tonalità coerenti con quelle dell’ambiente eistente, ma allo stesso tempo rimanda una nuova luminosità. Come spiegano i progettisti, è un “materiale lapideo di origine sedimentaria” che abbina “una variegata tonalità terrosa a una diffusa cavernosità in cui si alternano buchi, fenditure, incisioni: una pietra che si potrebbe considerare ‘di scarto’ ma che… è capace di conferire all’altare i segni cristologici delle ‘ferite’”.

Risalta nel fronte dell’altare un’incisione in forma di “tau” dilatata sui lati secondo un andamento che ricorda la positura delle braccia del Crocifisso dipinto nel 1270 dal Maestro dei crocifissi francescani ospitato nella Pinacoteca Comunale di Faenza, ma ravvisabile in tante altre opere coeve.

Il Crocifisso medievale. Particolare. (Copyright Pinacoteca comunale di Faenza)

Un segno di grande forza espressiva che diventa elemento caratteristico di questo altare, esaltandone la centralità.

Altare. Vista frontale

Riguardo alla quale sorge tuttavia la domanda, perché si sia voluto mantenere la sede in asse, generando una sovrapposizone visiva con l’altare. Una sistemazione, perlatro seguita anche in altri recenti interventi, nella quale potrebbe leggersi un rapporto privilegiato tra presidente e altare, in condizioni nelle quali ci si chiede se non venga ridotta la centalità che sarebbe altrimenti auspicata in via esclusiva per il solo altare.

Ma tale domanda non è intesa a ridurre il valore dell’adeguamento realizzato, che dona un ambiente liturgico di esemplare limpidezza, fornendo un esempio di matura maestria progettuale.

L’adeguamento attuale. I segni che attraversano i fronti di altare a ambone li affratellano tra loro.

Qui di seguito il pdf scaricabile che descrive l’opera compiuta.gualdrini .san michele

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