Il muro separa, l’apertura unisce. La porta apre ma allo stesso tempo chiude il passaggio, e quando è chiusa diviene come un muro che separa, ma quando si apre diviene passaggio che unisce. Tuttavia anche quando è chiusa essa indica la possibilità del passaggio e pertanto ne diviene simbolo e richiamo. In questo sta la complessità del tema “porta”.
In particolare nella chiesa la porta è circonfusa di altri e alti significati simbolici. Spesso essa è elaborata con opere d’arte che si riferiscono alle vicende evangeliche. E fa tutt’uno col portale, ovvero con l’elaborazione artistica del varco. Questo in epoca medievale era spesso finemente trattato con figure apotropaiche o con scene bibliche, a sottolineare l’importanza del transito tra il fuori (il mondo profano, dove può albergare il peccato) e il dentro (lo spazio puro, riservato allo spirito).
La porta e il portale vanno studiati assieme, come luogo architettonico privilegiato. Quel luogo che massimamente segna il percorso che dal mondo esterno porta verso il cuore dello spazio per la celebrazione.
Ne presentiamo alcuni esempi attuali, e li introduciamo con alcune citazioni attinenti a tale tema contenuti nelle Note pastorali della Conferenza Episcopale Italiana riguardo all’architettura delle chiese, pubblicate nel 1993 e nel 1996 e con un’ampia citazione del testo di Romano Guardini relativo al portale, tratto dal suo noto scritto pubblicato in Germania nel 1922, “I santi segni”.
La Nota pastorale sull’adeguamento delle chiese esistenti (1996) non tratta specificamente il tema della porta, ma degli ambienti legati al passaggio, dal sagrato all’interno della chiesa: da questi capitoli estrapoliamo alcune citazioni significative.
Il testo di Guardini, con afflato poetico esprime l’essenza del tema.
Commissione Episcopale per la Liturgia
Dalla Nota pastorale La progettazione di nuove chiese (3l marzo 1993):
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– L’atrio e la porta
All’aula liturgica si accede attraverso un atrio e una porta d’ingresso. Mentre l’atrio è spazio significativo dell’accoglienza materna della Chiesa, la porta è l’elemento significativo del Cristo, “porta” del gregge (cf Gv 10,7). È a questi valori che va ricondotto l’eventuale programma iconografico della porta centrale. Le dimensioni dell’ingresso siano proporzionate non solo alla capienza dell’aula, ma anche alle esigenze di passaggio delle processioni solenni. Si conservi l’uso di collocare le acquasantiere presso l’ingresso, quale richiamo battesimale per chi entra. Essendo questi spazi usati spesso anche per esporre le informazioni murali (manifesti), occorre studiare in essi arredi mobili adatti per questa funzione.
Commissione Episcopale per la Liturgia
Dalla Nota pastorale L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica (31 maggio 1996)
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La chiesa, architettura come “icona”
I molteplici linguaggi ai quali la liturgia ricorre – parola, silenzio, gesto, movimento, musica, canto – trovano nello spazio liturgico il luogo della loro globale espressione. Da parte sua lo spazio contribuisce con il suo specifico linguaggio a potenziare e a unificare la sinfonia del linguaggi di cui la liturgia è ricca. Così, anche lo spazio, come il tempo, viene coinvolto dalla celebrazione del mistero salvifico di Cristo e, di conseguenza, assume caratteri nuovi e originali, una forma specifica, tanto che se ne può parlare come di una “icona”. Ad esempio, la chiesa-edificio si può considerare una “icona escatologica” grazie al collegamento dinamico che unisce il sagrato alla porta, all’aula, all’altare e culmina nell’abside, grazie all’orientamento di tutto l’edificio, al gioco della luce naturale, alla presenza delle immagini e al loro programma.
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Il sagrato e la piazza
La cura del sagrato e della piazza ad esso eventualmente collegata è segno della disponibilità all’accoglienza che caratterizza la comunità cristiana in tutti i suoi gesti e quindi, a maggior ragione, in occasione delle celebrazioni liturgiche. Chi si presenta alla porta delle chiese deve sentirsi ospite gradito e atteso. Perciò, già a partire dal sagrato e dalla piazza, è necessario rendere le chiese accessibili a tutti, accoglienti, nitide e ordinate, dotate di tutto quanto rende gradevole la permanenza, così come avviene nelle nostre case.
Poiché il sagrato viene utilizzato spesso anche per esporre informazioni di varia natura, occorrerà studiare a tale scopo arredi mobili idonei. In generale, per quanto riguarda le affissioni, la collocazione di stendardi o di striscioni anche di tipo religioso, i sagrati, le facciate, gli atri e le porte delle chiese vanno usate con la massima discrezione
Da Lo spirito della liturgia. I santi Segni di Romano Guardini (Brescia, 1930)
Il portale
Spesso siamo entrati per esso in chiesa e ogni volta esso ci ha detto qualcosa. L’abbiamo invero percepito? A che scopo c’è il portale? Forse ti meravigli di questa domanda. «Perché si entri e se ne esca», pensi tu; la risposta non sarebbe invero difficile. Certo; ma per entrare e uscire non occorre alcun portale. Una apertura più ampia nella parete servirebbe pure allo scopo e un saldo assito di panconi e forti tavole basterebbe all’apertura e alla chiusura. La gente potrebbe entrare e uscire: sarebbe anche di minor costo e più rispondente allo scopo. Non sarebbe però un «portale». Questo intende a qualcosa di più che non sia il soddisfacimento di un mero scopo; esso parla.
Presta attenzione quando lo varchi e sentirai: «Ora io lascio l’esterno: entro». Fuori c’è il mondo, bello, fervido di vita e di creazione possente. Frammezzo però vi è anche molto d’odioso, di basso. Esso ha in sé qualcosa del mercato; in esso ognuno corre attorno, tutto qui si fa largo.
Non lo vogliamo chiamare non-santo; eppure qualcosa di questo il mondo tiene indubbiamente in sé. Attraverso il portale però entriamo in un interno, separato dal mercato, calmo e sacro: nel santuario. Certo, tutto è opera e dono di Dio. Dovunque Egli può muoverci incontro e ogni cosa la dobbiamo ricevere dalle mani di Dio e santificarla con un sentimento di pietà. Pur tuttavia gli uomini fin dall’inizio hanno saputo che luoghi determinati sono in modo particolare consacrati, riserbati a Dio.
Il portale sta tra l’esterno e l’interno; tra ciò che appartiene al mondo e ciò che è consacrato a Dio. E quando uno lo varca, il portale gli dice: «Lascia fuori quello che non appartiene all’interno, pensieri, desideri, preoccupazioni, curiosità, leggerezza. Tutto ciò che non è consacrato, lascialo fuori. Fatti puro, tu entri nel santuario».
Non dovremmo varcare così frettolosamente, quasi di corsa, il portale! In raccolta lentezza dovremmo superarlo e aprire il nostro cuore perché avverta quello che il portale gli dice. Dovremmo, anzi, prima sostare un poco in raccoglimento perché il nostro avanzare sia un avanzare della purezza e del raccoglimento.
Ma il portale dice ancora di più. Fai attenzione: quando entri, involontariamente alzi il capo e gli occhi. Lo sguardo si volge all’alto e abbraccia la vastità dell’ambiente; il petto si dilata e l’anima pure. L’ambiente vasto e alto della chiesa è similitudine dell’eternità infinita, del cielo in cui abita Dio. Certo, i monti sono ancora più elevati, e incommensurabile l’azzurra distesa. Però è tutta aperta, non ha limite né figura. Qui invece lo spazio è riservato per Dio. Lo sentiamo nei pilastri che si drizzano verso l’alto, nelle pareti ampie e robuste, nella volta elevata: sì, questa è la casa di Dio, l’abitazione di Dio in una maniera speciale, interiore.
E il portale introduce l’uomo a questo mistero. Esso dice: «Deponi ciò ch’è meschino. Liberati da quanto è gretto e angustiante. Scrolla quanto t’opprime. Dilata il petto. Alza gli occhi. Libera l’anima! Tempio di Dio è questo, e una similitudine di te stesso. Poiché tempio del Dio vivente sei proprio tu, il tuo corpo e la tua anima. Rendilo ampio, rendilo limpido ed elevato!».
«Alzatevi, chiusure! Apritevi, o porte eterne, che il Re della gloria entri!», così s’invoca nella Sacra Scrittura. Presta ascolto a questo grido. A che ti giova la casa di legno e di pietra, se non sei tu stesso una casa vivente di Dio? A che ti giova che i portali alti s’incurvino e i pesanti battenti si schiudano, se in te non s’apre alcuna porta e il Re della gloria non può entrare?
Gli esempi
La chiesa clandestina di Boust in Lorena
Realizzata da Emil Steffann nel 1943, quando la regione era occupata dalle truppe naziste, questa chiesa ha la forma di un granaio. La sua immagine (l’edificio stesso è andato perso) resta come icona della semplicità progettuale. Risulta evidente l’importanza della porta nel definire la facciata e nel darle significato.
Tempio della Sagrada Familia a Barcellona
Il capolavoro di Antoni Gaudí è ancora in costruzione. Ha tre facciate, la prima, unica conclusa da Gaudí, è dedicata alla Natività, successivamente è stata completata quella dedicata alla Passione e ora è in fase di completamento quella principale, dedicata alla Gloria. In quest’opera architettonica si osserva come porta, portale e facciata compongano assieme il luogo del passaggio, che è anche luogo dell’annuncio, manifestazione della presenza del tempio nell’intorno, spazio dell’accoglienza, esaltazione della soglia.
Herz Jesu Kirche a Monaco di Baviera
Progettata da Markus Allmann, Amandus Sattler e Ludwig Wappner, la chiesa del Cuore di Gesù è stata realizzata nel 2000. La struttura dell’edificio si compone di un volume parallelepipedo totalmente vetrato. Ma l’aspetto più caratteristico è che tutta la facciata principale si apre in due battenti: è tutta una grande porta.
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Chiesa di Mogno ( Svizzera)
Progettata da Mario Botta e costruita tra il 1996 e il 1998, la chiesa resta identificata dal rapporto tra il volume cilindrico tagliato dalla vetrata di copertura inclinata e dalla struttura a duplice arco che precede e copre l’ingresso e regge il castello delle campane. Un insieme che definisce il luogo dell’ingresso quale momento che incardina tutto il complesso.
Chiesa della Santissima Trinità a Fatima (Portogallo)
Progettata da Alexandros Tombazis, la nuova grande chiesa (inaugurata nel 2007) si pone dalla parte opposta della spianata di Fatima, a fronte della chiesa eretta all’inizio del ‘900 per celebrare le apparizioni della Vergine ai tre pastorelli (1017) e accogliere i pellegrini sul luogo del miracolo. La porta (alta 8 metri e realizzata dall’artista Pedro Calapez) è inquadrata dalle due lunghe travature che attraversano il volume circolare dell’edificio, sottolineando la direzione verso la chiesa preesistente.
Chiesa di San Giovanni Battista a Lecce
Progettata dallo Studio di Franco Purini e Laura Thermes, la chiesa di San Giovanni Battista (inaugurata nel 2006) presenta linee limpide di ispirazione razionalista. La porta apre su una bussola di ingresso che si presenta come un volume staccato da quello della chiesa.
Cattedrale di Evry
Dedicata alla Resurrezione e progettata da Mario Botta, la cattedrale di Evry (nella cintura parigina) non presenta una facciata principale. L’ingresso è evidenziato da una strombatura, che ricorda l’elaborazione dei portali medievali.
Chiesa dell’Autostrada
La chiesa di San Giovanni Battista, nota come chiesa dell’Autostrada, è stata realizzata da Giovanni Michelucci nel 1964 a Campi Bisenzio presso Firenze. Il suo volume di tipo organico non presenta un percorso lineare tra accessi e luogo dell’altare. Questo consente di far sì che l’ingresso sia ritmato non da una singola soglia, ma da una serie di passaggi: si giunge al cuore dello spazio celebrativo come compiendo una scoperta progressiva. Questo fa sì che l’accesso favorisca la meditazione.
Chiesa Madre Teresa di Calcutta a Bolzano
Progettata da Siegfried Delug e completata nel 2012, la chiesa si compone di bassi volumi lineari rivestiti in pietra. La porta si apre verso il sagrato sotto un porticato e si presenta con i battenti metallici inseriti entro una parete vetrata, come a evidenziare il gesto di accoglienza della chiesa e allo stesso tempo la gravità del passo che si compie entrando. Elemento caratterizzante della chiesa è una grande croce che sovrasta l’aula inserendosi orizzontalmente nella copertura. La parte terminale di uno dei bracci di tale croce è visibile al di sopra dell’ingresso.