ALTARE

Si dice nella Nota Pastorale della Conferenza Episcopale Italiana “La progettazione di nuove chiese” (1993):

8. L’altare  “L’altare è il punto centrale per tutti i fedeli, è il polo della comunità che celebra. Non è un semplice arredo, ma il segno permanente del Cristo sacerdote e vittima, è mensa del sacrificio e del convito pasquale che il Padre imbandisce per i figli nella casa comune, sorgente e segno di unità e carità.

Dovrà pertanto essere ben visibile e veramente degno; a partire da esso e attorno ad esso dovranno essere pensati e disposti i diversi spazi significativi. Sia unico e collocato nell’area presbiteriale, rivolto al popolo e praticabile tutto all’intorno.

Si ricordi che, pur proporzionato all’area presbiteriale in cui è situato, l’altare assicura la funzione di «focalità» dello spazio liturgico solo se è di dimensioni contenute.

L’altezza del piano della mensa sia di circa 90 cm rispetto al pavimento, per facilitare il compito dei ministri che vi devono svolgere i propri ruoli celebrativi. Sull’altare non si devono collocare né statue né immagini di santi. Durante la dedicazione si può riporre un cofano con reliquie autentiche di martiri o altri santi, non inserendole nella mensa, ma sotto di essa.

Secondo l’uso tradizionale e il simbolismo biblico, la mensa dell’altare fisso sia preferibilmente di pietra naturale.

Tuttavia, per la mensa, come pure per gli stipiti e la base che la sostiene, si possono usare anche altri materiali, a patto che siano convenienti per la qualità e la funzionalità all’uso liturgico (cf. PNMR 263; Precisazioni CEI 14, 17)”.

E nella Nota Pastorale “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica” del 31 maggio 1996:

17L’altare  “L’altare nell’assemblea liturgica non è semplicemente un oggetto utile alla celebrazione, ma è il segno della presenza di Cristo, sacerdote e vittima, è la mensa del sacrificio e del convito pasquale che i1 Padre imbandisce per i figli nella casa comune, sorgente di carità e unità. Per questo è necessario che l’altare sia visibile da tutti,affinché tutti si sentano chiamati a prenderne parte ed è ovviamente necessario che sia unico nella chiesa, per poter essere il centro visibile al quale la comunità riunita si rivolge.

La sua collocazione è di fondamentale importanza per il corretto svolgimento dell’azione liturgica e deve essere tale da assicurare senso pieno alla celebrazione.

La conformazione e la collocazione dell’altare devono rendere possibile la celebrazione rivolti al popolo e devono consentire di girarvi intorno e di compiere agevolmente tutti i gesti liturgici ad esso inerenti.

Se l’altare esistente soddisfa alle esigenze appena indicate, lo si valorizzi e lo si usi. In caso contrario occorre procedere alla progettazione di un nuovo altare possibilmente fisso e, comunque, definitivo.

La forma e le dimensioni del nuovo altare dovranno essere differenti da quelle dell’altare preesistente, evitando riferimenti formali e stilistici basati sulla mera imitazione. Per evocare la duplice dimensione di mensa del sacrificio e del convito pasquale, in conformità con la tradizione, la mensa del nuovo altare dovrebbe essere preferibilmente di pietra naturale, la sua forma quadrangolare (evitando quindi ogni forma circolare) e i suoi lati tutti ugualmente importanti. Per non compromettere la evidenza e la centralità dell’altare non è ammesso l’uso di materiali trasparenti.

Nel caso in cui l’altare preesistente venisse conservato, si eviti di coprire la sua mensa con la tovaglia e lo si adorni molto sobriamente, in modo da lasciare nella dovuta evidenza la mensa dell’unico altare per la celebrazione.

Qualora non sia possibile erigere un nuovo altare fisso, si studi comunque la realizzazione di un altare definitivo, anche se non fisso (cioè amovibile).

Si ritiene anche opportuna la rimozione delle reliquie presenti nell’altare preesistente, poiché solo a quello nuovo – di fatto l’unico riconosciuto come centro della celebrazione – spetta la prerogativa della dedicazione rituale”.

Di seguito presentiamo e commentiamo alcuni altari, alla luce di quanto indicato nelle citate Note pastorali.

St. Joseph a Detroit (Michigan)

Detroit (USA) chiesa di St Joseph. Sistemazione liturgica di tipo tridentino: presbitrio separato da balaustre, altare addossato e sormontato dal monumentale tabernacolo.
Detroit (USA) chiesa di St Joseph. Sistemazione liturgica di tipo tridentino: presbitrio separato da balaustre, altare addossato e sormontato dal monumentale tabernacolo.

Detroit (USA) chiesa di St Joseph. Sistemazione liturgica di tipo tridentino: presbitrio separato da balaustra, altare addossato e sormontato dal monumentale tabernacolo. Come se il Vaticano II non avesse avuto luogo, l’idea di sacralità è espressa nella separazione tra presbiterio e luogo dell’assemblea. E sull’altare si assommano gli altri poli: tabernacolo e crocifisso ai quali si aggiunge, durante la celebrazione, la presenza di chi vi presiede. Si genera così un asse centrale prevalente, visivamente congiunto ma fisicamente distinto dall’assemblea.

 

Castello di Rothenfels (Germania)

Castello di Rothenfels (Germania), Sala dei Cavalieri, sistemazione liturgica studiata da Romano Guardini (anni '20 del XX secolo): altare sopraelevato, l'assemblea lo attornia nella prossimit? e semplicit?. Espressione del "movimento liturgico" che prepar? la riforma liturgica del Vaticano II.
Castello di Rothenfels (Germania), Sala dei Cavalieri, sistemazione liturgica studiata da Romano Guardini (anni ’20 del XX secolo): altare sopraelevato, l’assemblea lo attornia nella prossimità e semplicità. Espressione del “movimento liturgico” che preparò la riforma liturgica del Vaticano II.

Castello di Rothenfels (Germania), Sala dei Cavalieri, sistemazione liturgica studiata da Romano Guardini (anni ’20 del XX secolo): l’altare è sopraelevato, l’assemblea lo attornia nella prossimità e semplicità. Espressione del Movimento liturgico che preparò la riforma liturgica del Vaticano II. Qui il luogo è di modeste dimensioni, e ospita una piccola comunità di giovani.

 St. Bonifatius a Dietenhofen (Germania)

Dietenhofen (Germania), chiesa di St. Bonifatius, Karl Frei architetto, vetrate di Godi e Lukas Hirschi. L'intero complesso architettonico si impernia sull'altare, la cui semplicit? lungi dal togliergli evidenzia gli dona eminenzialit? silente quanto decisiva.
Dietenhofen (Germania), chiesa di St. Bonifatius, Karl Frei architetto, vetrate di Godi e Lukas Hirschi. L’intero complesso architettonico si impernia sull’altare, la cui semplicit? lungi dal togliergli evidenzia gli dona eminenzialit? silente quanto decisiva.

Dietenhofen (Germania), chiesa di St. Bonifatius (2009), Karl Frei architetto, vetrate di Godi e Lukas Hirschi. L’intero complesso architettonico si impernia sull’altare, la cui semplicità, lungi dal togliergli evidenzia, gli dona eminenzialità silente quanto decisiva. La base bianca lo stcca dalla pavimentazione e lo rende sopraelevato. L’insieme luministico conferisce all’ambiente il tono meditativo adatto alla preghiera. La fascia bianca sul pavimento congiunge altare (mensa dell’Eucaristia) e l’ambone (mensa della Parola) e continua nella vivace cromia della striscia vericale che distingue la porzione di vetrata corrispondente.

 

St. Laurentius, Monaco di Baviera

St. Laurentius, Monaco di Baviera (progetto E. Steffan, met? degli anni '50). Ritenuto da Fr?d?rik Debuyst esempio di come una sistemazione liturgica coinvolgente tutta l'assemblea possa compiersi anche in una chiesa parrocchiale.
St. Laurentius, Monaco di Baviera (progetto E. Steffan, metà degli anni ’50). Ritenuto da Frédérik Debuyst esempio di come una sistemazione liturgica coinvolgente tutta l’assemblea possa compiersi anche in una chiesa parrocchiale.

St. Laurentius, Monaco di Baviera (pianta e vista verso la pedana dell’altare; progetto di Emil Steffan, metà degli anni ’50). Ritenuto da Frédérik Debuyst esempio di come una sistemazione liturgica coinvolgente tutta l’assemblea possa compiersi anche in una chiesa parrocchiale, non solo in una piccola cappella. La grande abside, la corona di lumi sospesi, la fascia chiara come l’altare che si protende in avanti sulla pedana mediando il dislivello con il piano dell’aula, la disposizione dei banchi sui tre lati: tutto rende il senso della prossimità tra altare e assemblea. Ed evidenzia come l’altare sia anzitutto un “luogo” prima che un “oggetto”: l’elaborazione artistica dello stesso risulta, da questo punto di vista, forse anche superflua. In quanto la condizione di “eccedenza” del luogo non potrà mai essere adeguatamente espressa nel manufatto in sé. Nella foto risulta forse un po’ eccessiva la presenza del crocifisso di fronte all’altare: così non solo si compie quel sommarsi di poli liturgici che invece andrebbero meglio individuati, ma si costituisce una specie di elemento-barriera di fronte al centro di attenzione primario. (Foto di St Laurentius, da Wietek – Wikimedia Commons – commons.wikimedia.org).S

 

Cattedrale di Los Angeles

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Maquette della cattedrale di Los Angeles (Progetto Rafael Moneo): una grande navata per migliaia di persone, un presbiterio sormontato da una vetrata aggettante conformata a croce. Un grande altare sopra una vasta platea: le dimensioni impongono misure eccezionali, anche per l’altare. Lo spazio libero che l’attornia tuttavia lo evidenzia pur entro quel vasto contesto.

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Le due viste laterali evidenziano i rapporti tra altare, cattedra, presidenza, coro, ambone. Il protagonismo dell'altare ? evidente.
Le due viste laterali evidenziano i rapporti tra altare, cattedra, presidenza, coro, ambone. Il protagonismo dell’altare è evidente. (Foto M. Moran courtesy R. Moneo).

Cattedrale di Prato

Nel Duomo di Prato il nuovo altare (di Richard Morris) ? un parallelepipedo in marmo bianco che risalta nella purezza della forma e del colore. La sistemazione liturgica curata da Paolo Bedogni con la nuova cattedra e le altre sedute in posizione avvolgente, contribuisce a renderlo a una nuova centralit? per nel contesto basilicale.
Nel Duomo di Prato il nuovo altare (di Richard Morris) è un parallelepipedo in marmo bianco che risalta nella purezza della forma e del colore. La sistemazione liturgica curata da Paolo Bedogni con la nuova cattedra e le altre sedute in posizione avvolgente, contribuisce a renderlo a una nuova centralità per nel contesto basilicale.

17-Sede celebranti 02 (FILEminimizer)Il rapporto tra altare e ambone: quello bianco e di geometria semplice e netta; questo nero e di scultorea complessità.

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Lo spazio della chiesa va osservato nella sua vivacità, nel momento delle celebrazioni.

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CREDITI

Foto in copertina: Marco Bianchi

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