“L’architettura è una forma espressiva onesta e severa, nella quale la bellezza si identifica con le verità strutturali e con la misura legata agli aspetti funzionali, tecnici e paesaggistici; un insieme difficile, molto difficile da raggiungere oggi nella società dei consumi” scrive Mario Botta nel testo posto a introduzione del volume “Il senso del sacro”, dedicato alla nuova chiesa di Sambuceto (Chieti) da lui redatto nell’occasione della “Consegna dei lavori” avvenuta nel maggio del 2024. Sono parole che riassumono molto bene il senso, la bellezza e le sfide insite nel fare architettura ai nostri giorni, e la nuova chiesa dedicata a San Rocco le esemplifica.
È un volume particolarmente interessante poiché non si limita a illustrare quella chiesa, ma consente di raffrontarla con diverse altre architetture per il culto scelte tra i migliori esempi contemporanei: opere maestre di grandi maestri quali Emil Steffann, Le Corbusier, Rudolf Schwarz, Louis Khan, Giovanni Michelucci, Eladio Dieste, Elisa Silva che sono allineate e presentate in schede sintetiche nelle prime pagine, subito dopo le prime fotografie che in un corposo bianco e nero catturano visioni generali e parziali dei volumi della chiesa abruzzese.
Si nota come l’essenzialità schietta della chiesa-granaio di Steffann o la progressione luministica ben ritmata nelle prospettive lineari, orizzontali e verticali, nella chiesa di Sant’Anna di Schwarz, o la limpida visione della chiesa uruguaiana di San Pietro, dove la ricerca geometrica di Dieste sfocia immediatamente in un canto di trascendenza, trovino echi nelle superfici tempestate di variazioni tonali e nelle modellazioni volumetriche dell’ultima opera di Botta: nelle sue anse, sporgenze e proiezioni culminanti nella croce che nella forma primigenia della cristianità riassume, sovrana, la complessità del progetto
Nel suo testo descrittivo dell’opera architettonica, il vescovo e teologo Bruno Forte, dopo aver passo passo raffrontato il senso dei luoghi e degli spazi della chiesa col senso del messaggio teologico e liturgico, spiega: “Mario Botta sa dirci tutto questo, forse al di là della sua stessa consapevolezza, com’è d’ogni artista, la cui opera è tanto più bella e grande quanto più trascende colui che l’ha concepita e realizzata”.
È importante evidenziare come per questa chiesa particolarmente importante sia stato il dialogo tra progettista e committente, quest’ultimo essendo appunto il vescovo, Mons. Bruno Forte. È possibile ipotizzare infatti che le soluzioni delle tre absidi, delle quali quella centrale maggiore delle altre due ad esaltare la preminenza del luogo dell’altare pur entro la logica trinitaria, e quella della croce che guarda il cielo inclinata un poco verso la città, nel modo in cui sono realizzate siano scaturite da questo dialogo.
Il volume è arricchito con gli schizzi, i disegni, le minuziose descrizioni che seguono passo passo la realizzazione dell’opera. La fanno godere in tutti i suoi aspetti, in immagini in bianco e nero e in fotografie a colori. Consentono di entrarvi concettualmente, abbracciandola tutta, sin dai suoi primi abbozzi e poi nel suo divenire e nel suo manifestarsi in forma compiuta.
Bellissima la foto dall’alto: la si immagina vista dall’aereo e, del resto, a Sambuceto si trova l’aeroporto che serve la regione così che effettivamente la grande croce su cui culmina San Rocco può essere vista come araldo della città quando ci si approssima in aereo.
Non sarà perfetta quest’architettura – nulla è perfetto a questo mondo– ma suggerisce che v’è perfezione anche nell’imperfezione: la scansione geometrica degli spazi ottiene questo risultato quando all’astrattezza della forma unisce la cangiante, multiforme, dinamica variabilità ch’è propria del vivente, imperfetto in quanto sempre in movimento, laddove la perfetta astrattezza geometrica di per sé è statica.
La grande croce che sembra attirare verso di sé tutto quanto l’attornia, sino a ammantare di sé il paesaggio urbano circostante, si pone – tra le case dai tetti tra loro simili seppure diseguali – come un “di più”: quell’eccedere ch’è proprio della religione unito allo stare insieme alle case del popolo, com’è proprio del cristianesimo: elevazione e umiltà assieme. Come le creature, ma assieme anche più delle creature. La croce è chiesa, è segno dell’origine e del fine: quel segno, oggi tanto obliato se non deliberatamente ignorato o osteggiato, a Sambuceto rinasce in una modalità nuova. Di meridiana chiarezza.
Nell’epoca contemporanea s’è persa la forma-chiesa che un tempo distingueva con evidenza i luoghi destinati al culto nel tessuto urbano. A Sambuceto quest’opera scaturita da un dialogo di singolare intensità tra un vescovo teologo e un architetto abituato a primeggiare nel mondo con le sue creazioni, si propone come un prototipo che con sublime intensità rappresenta la Chiesa del XXI secolo.
Mario Botta, Il senso del sacro. San Rocco a Sambuceto.
Moebius, pagine 144 illustrate, euro 38,00